Cosa può essere autentico in una foto

Nel boschetto fra Grona e Grandola, sopra Menaggio,
vicino al Lago di Como, c'è questo incantevole ruscello
che scorre tranquillo nel verde
Ogni volta che scatto una foto e mi trovo poi a scaricarla sul Mac mi devo sempre scontrare con la cruda realtà che la fotografia mi mette davanti: niente è oggettivo ma tutto dipende dall'osservatore.

Il tipo di obiettivo, i filtri utilizzati o non utilizzati, lo schermo del computer piuttosto che dello smartphone, la luminosità del display o la saturazione impostata sono solo alcune delle diverse cose che fanno apparire una fotografia diversa da quello che pensavamo di aver scattato e soprattutto diversa da quello che stavamo vedendo.

Dopo vari ragionamenti mi sono deciso a eliminare il più possibile l'artificiosa fase di post-produzione (il famoso lavoro in "camera oscura") che una volta significava sviluppare una foto per renderla quello che tutti possono apprezzare mentre oggi significa lavorare su una miriade di impostazioni per arrivare a creare la foto che più si può far apprezzare. Attenzione, non la foto della realtà ma la foto che vogliamo.

Ecco che allora ho cercato sempre di più di dedicarmi alla fotografia al momento della sua vera nascita, lo scatto, rendendomi poi però sempre più conto che ogni minima variazione nelle impostazioni della macchina davano una distorsione al risultato finale (il .jpg che è quel file che tutti noi possiamo aprire e che è differente dal vero file di scatto, il negativo digitale .nef ad esempio per Nikon).

E quindi? E quindi concludo dicendo semplicemente che a essere il vero risultato del lavoro del fotografo è la foto finale comunque venga riprodotta e finalizzata con tutte le sue modifiche eventualmente apportate in camera oscura. Non esistono foto artificiose o foto esagerate ma solo foto; foto che dovrebbero il più possibile rispecchiare l'animo del fotografo con l'elaborazione dell'occhio di chi le guarda.

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