Sulla preghiera

PREGHIERA, dal provenzale “preguiera”, che deriva dal latino popolare “precaria” (sost. f.), derivata a sua volta dal latino “precarius” (agg.) nel senso quindi di “ottenuto con preghiera”/“ottenuto in maniera precaria” e quindi come aggettivo significava di “cosa precaria”.


Dalla premessa linguistica già iniziamo a infilarci in un sentiero che ci porta a scorgere varie sfumature di quella che potrebbe essere vista come una cosa scontata e universalmente riconosciuta ma che nei fatti ha mille sfaccettature dettate dalla propria storia religiosa familiare e comunitaria.

Infatti se per molti la preghiera si identifica solo come una formula ripetuta a memoria (la “giaculatoria”: breve preghiera non liturgica), come un rito scandito dalle ore del giorno (“ore canoniche”: suddivisione antica della giornata in momenti per la preghiera comune) o un vero e proprio dialogo con Dio da fare con il pensiero e il cuore in qualunque momento della giornata come si vuole.

Per altri la preghiera è un atto con cui si chiede qualcosa a Dio, un atto con cui lo si ringrazia, o ci si pente, oppure una richiesta di intercessione verso la Madonna o un Santo affinché essi stessi con le loro preghiere fortifichino il nostro pregare verso Dio.

Ma la preghiera è anche tutto questo insieme e vedremo come.


“Il pregare è nella religione ciò che è il pensiero nella filosofia. […] Il senso religioso prega come l’organo del pensiero pensa”

(Novalis, Fragmente und Studien, 1799-1800, nr. 125, III 573)


La preghiera cristiana non è un atto automatico e scontato ma presuppone la fede; fede verso Dio che ascolta chi si rivolge a lui anche se in alcuni casi la richiesta è di una mediazione di qualcuno che si ritenga possa essere a Dio vicino: Maria, gli angeli e i santi.

Le preghiere si dividono quindi in tre tipi: dulia che è la devozione ai Santi, iperdulia che è la devozione a Maria Santissima e latria che è l’adorazione di Dio (Padre, Figlio e Spirito santo anche nella sua presenza fisica, l’Eucarestia, e spirituale, il suo Cuore).

Ampissimo è quindi il dibattito ancora oggi tra i fedeli se sia o no conveniente la preghiera verso figure di mediazione tra il credente e Dio che è il solo a cui, apparentemente, andrebbero rivolte le preghiere dei fedeli.

Prima di tutto è interessante chiarire questo punto leggendo cosa scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) al punto 2132:

L’ONORE TRIBUTATO ALLE SACRE IMMAGINI è UNA VENERAZIONE RISPETTOSA, NON UN’ADORAZIONE CHE CONVIENE SOLO A DIO

Diverse e variegate poi sono le posizioni a favore della preghiera di intercessione e Padre Angelo (www.amicidomenicani.it) elenca ben 8 punti di cui i più interessanti sono

  • quello che ricorda il passo dell’apocalisse 7,8 “I quattro esseri viventi e i 24 vegliardi si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno un’arpa e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi
  • quello che ricorda come San Paolo in Rm 15,30 chiede ai fratelli ancora viventi sulla terra che lo soccorrano presso il Signore con le loro preghiere.

A quest’ultimo punto di Padre Angelo si collega la tesi favorevole di Vaticano Cattolico (www.vaticanocattolico.com) che se Gesù fosse l’unico mediatore (cfr. 1Timoteo, 2:5) allora si esclude anche la possibilità di chiedere a un proprio compagno di pregare per noi come fatto anche da San Paolo.

Volendo leggere tra le righe anche di Giacomo possiamo trovare un’indiretta conferma della bontà della preghiera di intercessione perché a 5:16 leggiamo: “Confessate i falli gli uni agli altri, ed orate gli uni per gli altri, acciocché siate sanati; molto può l’orazione del giusto fatta con efficacia”.

Qualcuno potrebbe però obiettare come dopo la morte i defunti non siano più interessati agli affari terreni e quindi rivolgergli richieste di intercessione può essere vano ma, anche per questa antitesi, la confutazione è presto trovata già nel Vangelo grazie a Matteo che a 17:2-3 scrisse dell’episodio della trasfigurazione che è dimostrazione che i santi anche dopo la morte sono interessati agli affari terreni.

Sempre riguardo a chi è nell’aldilà nostro Signore in Lc 15:10 ci dice a riguardo degli angeli: “Così, vi dico, vi sarà allegrezza fra gli angeli di Dio, per un peccatore ravveduto” come a suggerire che detengono una connessione con un’influenza sulla salvezza degli uomini.

I santi in cielo sono come gli angeli di Dio e allorché si prega a loro essi a loro volta pregano a Dio, il Quale, comunemente, concede le Sue grazie per loro conto in virtù della loro stretta relazione con Lui.

Ora che abbiamo visto come sia importante la preghiera, anche come pensiero e connessione con Dio al di là delle “formule preconfezionate”, vediamo come sia legittima la preghiera di intercessione grazie a Gesù.

Dopo Gesù, infatti, tutte le preghiere diventano preghiere di intercessione perché offerte a Dio attraverso, e per, Cristo.

Coloro che recitano preghiere di intercessione non sono “speciali”: TUTTI i cristiani sono chiamati a pregare per gli altri a beneficio della Gloria di Dio.

Fa parte della comunione che c’è tra Gesù e la Chiesa tutta: in cielo e in terra!it.aleteia.org

A conclusione diventa difficile andare a farsi un’idea prendendo ogni singola opinione presente in qualsiasi sito o blog della rete perché ognuno potrà portare una motivazione a supporto o a sfavore della preghiera di intercessione ma ho cercato di riassume un quadro quanto più completo possibile (ad esempio i Testimoni di Geova sono contrari perché non trovano un fondamento biblico, ma il fondamento si può o non si può trovare anche a seconda dell’interpretazione che si da ai testi).

Nel dubbio si può sempre far valere la propria coscienza: quasi mai se ne rimarrà delusi.

Luca Zecca


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