Sul trascendente

La dimensione trascendente viene completamente ignorata dalla civiltà contemporanea: in pochi credono e i pochi che lo fanno non hanno ben presente l’esistenza di una dimensione oltre a quella che percepiamo con i comuni sensi (credono per abitudine e forse è peggio di credere male).  Crediamo che i nostri 5 sensi ci mostrino qualcosa ma non ci accorgiamo che ci accecano: le percezioni e le sensazioni sono i nostri veri sensi. Il mondo trascendente sfugge alla maggior parte delle persone eppure è lì che siamo destinati. Mia nonna nella sua semplice istruzione aveva ben presente questi concetti e con lei tutti coloro che facevano parte di un’altra epoca ormai. Mi ripeteva sempre che “sulla terra siamo solo di passaggio”.
Un messaggio dalla portata enorme se si pensa come permetterebbe una concezione meno materialista slegata dai preconcetti che ormai ci vengono inculcati dalla culla: perché dedicare questa vita alla routine se alla fine tutti finiamo per morire e andare dall’altra parte?



Fa paura a un sistema economico come il nostro che domani mattina le persone si possano svegliare rifiutando un’economia basata sul dio denaro e non sui valori e i principi che da sempre regolano l’umanità. Come si può spezzare questa catena di oppressione economica però se davvero pensiamo che dobbiamo lavorare, pagare le rate e seguire dei dettami imposti da non si sa chi e con quale scopo? Alla fine il ribelle rischia la vita ma non può perdere niente di più di quello che ognuno di noi può perdere: se anche ribellandosi venisse ucciso giovane che cambierebbe in una linea temporale infinita rispetto a chi muore di vecchiaia? Lui avrebbe compiuto un gesto che comunque lo eleva da una materialità senza senso per salire nel livello trascendente dove tutto ha un senso e le sue opere troveranno premio non terreno.
Noi viviamo su questa terra condannati alla materialità anche se in noi è riposta una parte dello spirito di Dio e quindi della divinità: se infatti Dio è l’assoluto ogni sua frazione è assoluta e avendo noi nella nostra anima un suo infinitesimale quell’infinitesimale ci rende dei in terra.
Ma procediamo per gradi affrontando le varie tematiche del trascendente: il tempo, noi e il senso.
Il tempo è una linea che come tale ha un inizio e una fine. L’infinito non può essere rappresentato in nessun modo semplicemente perché la nostra mente, in quanto finita, non lo può concepire. Possiamo sentirlo con noi stessi ma non ragionarlo: è un dato di fatto che abbiamo questo limite. Se però non possiamo immaginare un infinito possiamo ben capire come qualunque unità “finita” nell’infinito perde di significato. Se disegno una riga lunga 1 metro e una riga infinita quella di 1 metro non la posso rappresentare nemmeno come un puntino: diventa talmente piccola a confronto che sparisce. Ogni cosa quindi volta alla materialità essendo legata a una riga finita che contrasta con l’infinito non ha senso di essere.
Qualunque cosa accumulate o fate qui è destinata a perdersi. Punto. Ogni azione ed emozione deve essere volta a una dimensione più alta. Chiamatelo trascendente, chiamatelo “al di là” o come più vi piace ma chiaro deve essere che pensare che sul serio qualcosa possa essere legato qui è senza un senso.
E’ inutile indagare come possa funzionare la dimensione trascendente della nostra: semplicemente non possiamo. Altro dato di fatt. Sforzarsi o voler trovare un senso a cose che non sono mentalmente concepibili vi porterebbe alla follia e a dei paradossi che vanno sentititi per capirli. Appannaggio di pochi qui ma certezza per tutti dopo la morte. E’ questione di tempo ed è incontrovertibile: non ha senso mettersi fretta quindi. Viviamo il presente.
Il noi è un altro grande mistero che molti non conoscono o che fingono di non conoscere:  fa comodo a chi sviluppa un totale attaccamento al denaro e ai beni immateriali sacrificando anche moralità e onestà credere che tutto finisca con la morte. Che nulla sia regolato da qualcosa che va oltre il fisico. Da decenni ormai vengono prese come storielle per bambini i vangeli e per stupide novelle tutte le tematiche legate alla dimensione spirituale dell’uomo. Ovvio: chi sacrificherebbe una vita a lavorare per andare in pensione e nel solo senso di esistere dello spendere. Chi potrebbe essere sereno alla domanda: tu cosa hai fatto qui? Se non convinto che “tanto con al morte è tutto finito. Stop ci mangiano i vermi”.
Vi piacerebbe che fosse così ? Ma non finisce tutto così e ognuno di noi ha da rispondere alla sua coscienza di ogni singola azione  “[…] Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto” (Luca 21, 18)
Non c’è una sola azione che si perderà nel tempo infinito. Abbiamo una coscienza e a quella risponderemo davanti a Dio. Sì perché i detrattori la prima cosa che muovono sul Giudizio è che non tutti sono istruiti alla stessa maniera per poter essere equamente giudicati: peccato che dimenticano che negli insegnamenti il Maestro ripete di non essere qui per giudicare ma che ognuno sarà giudicato dalla sua coscienza. Dio solo che vede nel profondo sa se un’azione compiuta è stata fatta nella convinzione del bene o sapendo di fare il male: solo quello conterà. Un’azione deprecabile per chi guarda ma profondamente giusta per chi la compie non genererà alcuna colpa: per quello noi non possiamo giudicare. E’ un dato di fatto… e se comunque vorremo giudicare dovremo avere ben presente che “[…] col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.” (Matteo 7, 2)
Così arriviamo a capire l’esistenza di un noi molto più complesso della carne e il sangue che ci formano: il corpo, l’anima e lo spirito. Il corpo è la nostra manifestazione materiale in questo mondo: ciò che ci permette di interagire e muoverci o muovere. Esso è governato da un’anima che ci è stata data al concepimento e che racchiude l’alito di vita che è un infinitesimo dello spirito.
Quest’ultima cosa ci distingue dagli ANImali (animali perché mossi anch’essi da un’anima) che non l’hanno ricevuto in dono: come detto noi siamo come dei su questa terra. Punto. E’ un altro dato di fatto perché un Dio infinito genera divinità da ogni frazione di sé stesso. Per quello possiamo produrre tanto male e tanto bene. Crediamo di essere legati in maniera limitata a questa terra e così non ci accorgiamo dell’enorme potenziale che abbiamo e che potremmo liberare: rimaniamo ammaliati da racconti e film di super uomini e super eroi e non capiamo che nel nostro quotidiano noi potremmo essere più che super uomini. L’anima esiste scissa dal corpo e lo spirito anch’esso potrebbe esistere scisso da un’anima ma perderebbe la capacità di esprimere sé stesso in innumerevoli modi: di fatto l’anima prende la forma che è necessaria nel tempo e nello spazio in cui si trova. Anche gli animali ce l’hanno e per quello possiamo andarci così d’accordo: non vivranno mai un’esperienza di “salvezza” come la nostra non avendo spirito. Ma sì li ritroveremo di là se noi li avremo legati a noi. Chi dice il contrario non ha ben presente la differenza tra anima e spirito e quindi per insicurezza intellettuale nega agli animali almeno il poco che hanno rispetto a noi: un’anima che come tale può sopravvivere alla morte fisica. Non hanno la consapevolezza e lo spirito divino ma un’anima sì e per quello non sono capaci del grande amore e del grande male umano: di fatto per la maggior parte sono in balia delle leggi materiali proprio perché la loro anima ha questa manifestazione materiale ma non uno spirito che la possa indirizzare come noi.



Quest’ultimo è forse il concetto più affascinante e difficile da capire: noi qui abbiamo un corpo che possiamo vedere e riconoscere ma nulla vieta di essere diversi in un altro mondo che ci richiede di materializzarci in maniera diversa. La cosa più evidente la si ha sul discorso del genere sessuale: un materiale esercizio mentale della nostra limitatezza. Credere che possa esistere nel trascendente un concetto di maschio/femmina è semplicemente assurdo come è assurdo chi si chiede se Dio è donna o uomo. Non arriviamo a capire l’omosessualità e la riteniamo aberrante: come non possono non trovarsi due anime compatibili solo perché sessualmente diverse se le anime, e ancor di più, i due spiriti che le abitano nemmeno reagiscono a leggi legate a un “sesso” (proprio perché concetto materiale e legato completamente a questa terra)?
Ed è così che a fondo di quest’anima che governa e agisce troviamo l’essenza del Noi: lo spirito. Lo spirito è la nostra vera essenza che esiste grazie a Dio e agisce ispirata a Dio. L’assenza del collegamento del Dio è fonte di quella morte che ci porta al vero Inferno. Inferno non come luogo fisico di dannazione ma come stato dello spirito e quindi di conseguenza dell’anima. L’anima che non può per i suoi peccati vedere Dio e che nell’eternità in modo incontrovertibile ne sarà adombrata: il “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” di Dante per il cancello degli inferi. (non mi soffermo sul sopravvalutato purgatorio: come può esistere un periodo momentaneo di espiazione in una dimensione in cui il tempo non esiste? Il purgatorio è quindi semplice metafora del pentimento che lo spirito dopo morte finalmente prova verso le sue gesta sbagliate e per il quale gli viene comunque concessa a quel punto la Grazia della Salvezza)
Lo spirito contiene la potenza divina e ci da il tutto: la carità, il perdono, l’amore e ogni potenza che esprimiamo derivano da essa.
Ci leghiamo poi al materiale però. Cadiamo continuamente e oltre ai peccati di comportamento, facilmente recuperabili e correggibili, arriviamo a non credere più. Lì arriviamo al male e al maligno. Al Diavolo e ai suoi demoni.
Spiriti che si aggirano su questa terra con il solo scopo di turbare l’ordine delle cose così come dovrebbero svolgersi: uomini che si amano gli uni gli altri in mutuo aiuto per giungere tutti salvati e consapevoli a Dio sconfiggendo la morte per mezzo di nostro Signore e dello spirito Santo.
Ma ecco che arriva il materia che è la sincera sicurezza che nulla esista oltre. E queste anime diventano perse e i loro spiriti vengono trascinati nell’Inferno dell’insensata convinzione del materialismo e del mondo fine a sé stesso.
Quella è stata la grande capacita dei demoni tutti: nascondersi al mondo per agire alle spalle insinuando nell’uomo la convinzione di poter esistere senza Dio. Il peccato più grande che si può immaginare.
Sorvoliamo su ogni comportamento riprovevole: nulla è davanti alla convinzione che Dio non esista e ogni azione debba essere volta al materialismo di questo mondo. Il peccato contro lo spirito che non sarà perdonato “A chiunque parli contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro.” (Matteo 12,32)
Questo perché la convinzione stessa di non aver bisogno di essere salvati è fonte di dannazione. Quale miglior modo quindi di agire sulle caste dei potenti e le élite economiche affinché convincano già dalla giovane età tutti dell’inesistenza del trascendente, del bene e del male.
A questo dobbiamo ribellarci: dobbiamo ribellarci alla concezione di un mondo governato da regole materiali e da leggi forgiate per sostenerle anche contro la morale delle nostre coscienze. Questo richiede un grande sforzo spirituale che io stesso che scrivo queste cose fatico a fare: lasciare ogni bene materiale, il denaro e dare importanza solo al trascendente.
Attenzione che il trascendente ha risvolti nel mondo materiale: sono due aspetti che non contrastano. I sentimenti, l’affetto, la gioia e il VIVERE appieno la propria vita è un modo spirituale di vivere il materiale. Concepire l’esigenza di gesti veri e genuini: il piacere di una chiacchierata con l’amico che non si vedeva da tanto e la consolazione per una persona affranta. La gioia dell’allevare un figlio e l’amore di un rapporto sincero con la persona amata.
La consapevolezza di un mondo al di là non ci porta un alibi al vivere questo mondo in cui siamo stati in qualche modo reclusi: lo possiamo però vive al meglio sapendo che NESSUN SACRIFICIO E’ VANO. Mai.



Se infatti agissimo così allora cadremmo nell’errore degli Induisti che si staccano dal mondo cercando la loro sola illuminazione: no! Noi siamo qui per vivere questo mondo nella consapevolezza di non essere di qui. Nella consapevolezza che la nostra aspirazione e la nostra propensione è verso il vero mondo che ci aspetta dall’altra parte.
Ha un suo senso anche se è difficile da pensare (e queste sono congetture mie): degli spiriti che vivono con Dio in Dio quanto più forti e completi diventano se esposti ai dolori della vita materiale e corruttibile di questo mondo? Infondo nel suo essere è sicuramente una prova di arricchimento. Dio stesso si è sottoposto alle fatiche di una vita non solo spirituale incarnandosi in Maria che concepì nostro Signore. Il Figlio di Dio che grazie allo Spirito Santo ha potuto provare le fatiche e le prove del vivere umano in questa materialità. Il tutto al suo massimo nel gesto di amore di dare la sua vita stessa per vincere la morte e permettere a ognuno di noi di salvarsi. Troppo facile e senza meriti essere nell’altro mondo senza avere mai sopportato le tribolazioni del materiale: dopo averle superate si ha un concreto merito e apprezzamento di quello che ci aspetta nell’infinito del Regno di Dio.
E noi lo dimentichiamo facendo il gioco di coloro che nella materialità vedono la giustificazione alle loro sporche gesta: i demoni di questa terra, sapendo che moriranno nell’ultimo giorno perché esiliati dal Regno di Dio, li corrompono ogni giorno affinché li nascondano alla nostra consapevolezza dandogli la forza di corrompere quante più anime possibile semplicemente facendo vivere le persone nella finta consapevolezza di una sola dimensione materiale e finita.
La Chiesa stessa smentisce sé stessa definendoli come un concetto “astratto” o un “ideale malvagio”: chi è Legione che Gesù chiama per nome e scaccia se non un demone? I Vangeli vanno letti e non interpretati come si fa con l’antico testamento che è una metafora di concetti. Quindi basta il racconto senza spiegazioni per capire quanto sia fisico il male che colpisce coloro che scelgono di abbandonare Dio per rincorrere futili aspirazioni di arricchimento ai danni dei fratelli “Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». 29 Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30 Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. 31 E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso.” (Luca 8, 28-31). Non c’è da avere paura con la consapevolezza che essi hanno potere solo su chi glielo concede: chi cerca la strada facile, il successo senza sforzo, il sopruso su chi meriterebbe gratificazione e il denaro fine a sé stesso troverà quasi conveniente l’incontro con uno di questi esseri che altro non sono che la disperazione personificata. Già conoscono la loro fine nell’ultimo giorno di questo mondo ed essendone consapevoli non se ne danno pace. Già vivono in terra l’inferno che aspetta chi ne vuole seguire l’esempio.
Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.” (Matteo 6, 24) Se si concepisce il mondo come un qualcosa che comunque dobbiamo lasciare ogni nostra azione si potrà ergere sopra il fine materiale e inutile: nulla di ciò che è terreno verrà con noi. Altro dato incontrovertibile. Solo ciò che è spirituale ci segue: affetti, sentimenti ed emozioni. Loro sono ciò che vale la pena di essere vissuto. In ogni nostro ambito: famiglia, rapporto di coppia, amicizie e ogni quotidiano nella giornata.
A volte bastano pochi gesti per rendere una giornata diversa o arricchirla di sentimento: vinciamo la noia! La noia è il vero peccato per cui l’uomo muore. Quell’idea dell’insipido dove nulla sorprende più: le vedrete anche voi quelle persone per cui ogni azione è uguale a un’altra e ogni giornata paragonabile a quella prima. Cosa li governa? Il nulla perché tanto nel nulla sono condannati.
Non immaginate zoccoli, corna e pellicce di capra: il male si annida nella quotidiana superficialità dell’inesistenza oltre al materiale. Molti addirittura in alto nella Chiesa arrivano a negare l’esistenza di cose viste e fatte da Gesù: come potrebbe essere diversamente da chi arriva a falsare sé stesso per giustificare il suo arricchirsi in questa terra? Eppure il vangelo è lì: leggetelo e fatevi un’idea dell’esistenza o meno del trascendente.
Perché quindi appesantirsi a tal punto da non poter più permettere al nostro spirito di protrarsi verso l’Amore totalizzante e infinito di Dio. Quel Dio pronto a perdonare qualunque cosa lasciando indietro solo coloro che negano il perdono stesso. Ma possiamo farcela semplicemente capendo come il materiale è di questo mondo e in questo mondo lo lasceremo. Non una sola delle nostre buone azioni di coscienza sarà vana o dimenticata. Il resto del nostro bagaglio materiale qui rimane e qui muore. Non fa nemmeno davvero parte di noi. Ricordiamo il pranzo o la festa per cui pranzavamo? Ricordiamo la bibita o la chiacchierata con l’amico? Ricordiamo la fisicità della persona o in realtà il sentimento che ci lega a lui?
In questo mondo siamo come dei e non lo capiamo: non siamo come Dio. Quello no, mai! Chi si crede Dio cade nell’abisso. Ma rispetto alla materialità noi siamo dei. E sì, tornando all’inizio di tutto, siamo anche di passaggio.  Non ha fatto né filosofia né teologia ma era figlia del suo tempo mia nonna. Tempo in cui ancora le persone avevano ben chiari questi concetti anche solo nel semplice “Magnificat” che si recita ancora adesso e che inizia dicendo “L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”.
Loro che noi pensiamo fossero meno istruiti di noi oggi che godiamo di scuole superiori e università conoscevano concetti che noi oggi ignoriamo: la mia disamina tra spirito e anima non è campata per aria e una volta chiunque la conosceva grazie a una semplice preghiera. Dai tempi di Maria viene recitata.
E forse anche l’inizio di tutto questo scritto è antico come quella preghiera. Nella sua semplicità non va mai dimenticato quello che qui è il senso: noi qui siamo solo di passaggio. Tutti, nessuno escluso. Amen
Luca Zecca

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