Brevissimo saggio sulla pena di morte e la punizione corporale (e pena capitale)


La pena di morte è uno dei più antichi istituti giuridici conosciuti, delineato anche nel codice di Hammurabi del 3000 a.C. e sempre applicato da quasi tutte le civiltà fino alla nascita dei movimenti per i diritti civili nell'800 e oggi ancora applicato in diversi paesi del mondo (sia con regimi democratici che totalitari). Questo istituto era garanzia della pace sociale, in un'ottica di giustizia non votata alla riabilitazione del reo, ma alla punizione del reo davanti alla stessa comunità e alla sua soppressione; così che vi fosse un deterrente per gli altri cittadini nel commettere il reato sia assicurandosi che il colpevole non potesse reiterarlo. Dibattuta ancora oggi è la convenienza della pena capitale quale deterrente; a mio avviso, se da una parte é totalmente inefficace come deterrente verso tutti quei reati commessi per bisogno (il classico esempio del bambino che ruba per fame la mela al mercato qua ci fa intuire che qualunque sia la pena inflittagli per fame e dunque per stato di bisogno sempre tornerebbe a rubare) è invece sicuramente efficace verso tutti i reati dettati dall'ingordigia. Falsari che commettono reato per arricchirsi contro ogni misura, omicidi per gelosia/rancore e ladri che rubano perché più semplice e redditizio che trovarsi un lavoro che li porterebbe a faticare ogni giorno dall'alba al tramonto. Tutti costoro non avendo come contrappeso alla pena di morte un bisogno vitale, ma, di fatto, un "di più", ci penserebbero diverse volte prima di commettere un reato che li porterebbe alla pena di morte, quale l'assassino di un testimone di processo penale per omicidio (in diversi stati americani quali il Texas, reato punito con iniezione letale). O il classico "palo" della rapina, in Italia colpito quale complice della rapina e in caso di morte di qualcuno durante un'eventuale sparatoria, passibile di processo penale per "concorso in omicidio"; la stessa persona, nella stessa fattispecie di reato, in Texas verrebbe processata e punita allo stesso modo del rapinatore o dell'omicida per cui ha fatto il palo. Esso in un contesto cosi punitivo nei suoi confronti ancora avrebbe rapinato se lo faceva solo perché è un modo più semplice per trovare reato? La mia tesi è che in un paese con norme severe e che magari prevedono la pena capitale molti delinquenti e criminali avrebbero più a che pensare prima di commettere un reato. Eclatante, a tal proposito, è il caso dei falsari nella Roma Imperiale. Dalle cronache storiche infatti si evince che nei territori dell'Impero era quasi sconosciuto il fenomeno dei falsari di monete (a differenza dei tempi nostri), questo perché sui sesterzi e le altre monete era raffigurato l'Imperatore che aveva emesso la moneta; il falsario quindi nella sua opera doveva riprodurre l'effige dell'imperatore, e per questo, se imputato, non veniva accusato di "falso", ma bensì di "lesa maestà", reato punito con la crocefissione. In base a questo, non esistevano falsari, evidentemente perché un buon orafo che però per sua malignità avrebbe preferito arricchirsi più facilmente coniando false monete, mettendo sulla bilancia la crocefissione e la sua ingordigia, avrebbe scelto di soffocare la seconda piuttosto che saziarla per non rischiare la prima.

Luca Zecca

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