Storia di un disoccupato - Prologo

Un grazie all'autore della vignetta, "Arnald".
Una volta De André raccoglieva i suoi pensieri in "Storia di un Impiegato", ora io posso ben raccogliere i miei in "Storia di un Disoccupato".
Questa povera Italia, che ha tentato di costruire la sua grandezza con i debiti da far pagare ai suoi figli, alle generazioni che sarebbero venute, con la sua imbelle classe politica ha fatto male i conti, quei debiti i creditori li esigono già dalla generazione che li ha contratti.
E così è stato il panico.
Debiti sovrani declassati e mercati in subbuglio con gli speculatori che sguazzano felici come trote in uno stagno dopo che vi è stata gettata dentro la pastura.
Se Dio vorrà arriverà il giorno una generazione nuova di uomini politici assennati che dopo la pastura getterà le reti per acciuffarle.
Ma che si pretende se la classe politica è formata dagli stessi pesci? Che si peschino da soli?
Intanto i giovani della mia generazione vedono sessantenni in pensione da trent'anni che gli spiegano di come tra poco non ci saranno più pensioni per nessuno.
Lottiamo conto una società che si è inventata lo stage, il tirocinio e il lavoro a tempo "indeterminatamente determinato" per sfruttarci a dovere.
Sfruttati come me, sul finire di uno stage in un negozio di cellulari ("Area3g" in Morbegno di Delia Cardoni e Germana Scarponi) licenziato perché non ho chiesto 5 euro a una coppia di turisti russi a cui ho grattato una ricaricard e mandato via il codice perché nemmeno capivano il nostro alfabeto ma che l'avevano comprata altrove; e nulla ha influito nel loro giudizio il fatto che lo stage stava finendo e dovevano o licenziarmi o assumermi.
Questa ormai è l'Italia, repubblica democratica fondata sul lavoro degli altri e sullo stage.
Questa è l'italietta che non sa proteggere, istruire ed accudire i suoi figli.
E questo, di "Storia di un disoccupato", è solo il prologo.
Luca Zecca

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